Foto Roberto Santoro |
Città di Messina e Messana. Sarebbero queste le formazioni ad aver formulato richieste a Peppe Buda, forte attaccante classe '86 reduce dalla doppia esperienza in Eccellenza con Pistunina prima e, da dicembre in poi, Sporting Taormina. "Ad oggi sono senza squadra per scelta mia - precisa il giocatore messinese -. Le offerte sinora non sono state congrue, per cui devo dire che ad oggi nessuno ha dimostrato di volermi al 100%. Chi mi conosce sa che io non amo prendere impegni che non posso mantenere. Per ora vedo solo tante chicchere e pochi fatti. Aspetto quindi la chiamata giusta, non trascurando che se dovessi trovare lavoro lascerei il calcio almeno a questi livelli".
Circa la doppia esperienza della scorsa stagione, Buda si sente con la coscienza a posto. "Penso di non aver fatto male al Pistunina: fino a quando c'ero io aveva ancora la possibilità di salvarsi, e non a parole ma con i fatti e i numeri, dato che ce la giocavamo ovunque. Poi a dicembre sono andato allo Sporting dove ho trovato il solito bel gruppo e un bravo allenatore. Devo dire che abbiamo espresso un bel calcio ma in maniera altalenante, alternando grandi prestazioni con squadre forti a sconfitte con avversarie più deboli. Credo fosse un problema di approccio e mentalità, nonostante avessimo tutto per poter fare meglio. Alla fine, però, abbiamo raggiunto con un mese di anticipo la permanenza, che era l'obiettivo chiesto dal presidente. Credo che sia un gran risultato, considerando che quando sono arrivato io avevamo appena 18 punti, senza dimenticare la rivoluzione in organico e il cambio di allenatore".
Quanto ai nuovoloni che si addensano sulla Taormina calcistica, con il presidente Castorina a dichiarare di voler chiudere i battenti, ecco come si esprime Buda: "Penso che stavolta ci sia il rischio della chiusura dello Sporting, anche se di recente non ho più avuto modo di parlare con il presidente. Dispiace che una persona seria come Mario Castorina, che ha dato tanto al calcio taorminese portando lo Sporting nel calcio siciliano che conta, sia costretto a lasciare. Ma tante altre squadre sono in difficoltà, e questa credo sia una conseguenza inevitabile, in quanto chi fa calcio ci rimette di tasca propria senza ottenere contributi o aiuti da nessuno. Non a caso dalla Serie D in giù tante squadre falliscono".
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