Fugazzotto mentre semina i difensori avversari (Foto Roberto Santoro |
Davide Fugazzotto non rimarrà alla Jonica (calcio, Promozione ed è sul calciomercato in
cerca di una nuova squadra in vista della stagione 2017/18. Il decano
tra gli attaccanti messinesi, 38 anni da compiere il prossimo 10
ottobre, andato ben oltre i 300 gol personali in carriera messi a segno dalla
Serie D in giù, tiene infatti a sgombare ogni equivoco, almeno dal
proprio punto di vista: "I miei rapporti con la mia ormai ex
società si sono interrotti e non nel modo migliore, in quanto
ritengo di non essere stato trattato in maniera consona. Mi dispiace
soprattutto per i miei compagni, ragazzi in gamba e fantastici, e per
due grandi professionisti come Paolo D'Angelo e Giuseppe Allegra".
Ma la
vita deve continuare e, malgrado l'età, Fugazzotto rimane ancora
ambito da diverse società calcistiche. Del resto anche il suo
recente bottino alla Jonica comprende 13 gol realizzati in 26 partite
tra campionato di Promozione. Insomma, numeri di tutto rispetto, in sintonia con una carriera ragguardevole, grazie ai quali non è escluso che, quanto prima, lo
si riveda ai nastri di partenza proprio della seconda serie regionale: "Le
offerte non mi mancano ma sto valutando alcune situazioni. Per ora,
intanto, comincerò ad allenarmi. L'età non mi pesa per niente, sto bene,
conduco una vita regolata e ho ancora tanto entusiasmo e voglia di
fare".
Per concludere chiediamo a Fugazzotto un parere sulla emorragia della tante società calcistiche siciliane che hanno chiuso, o stanno per chiudere i battenti. "La crisi c'è e si tocca con mano. Non girano più i capitali di una volta, e ad investire sul calcio ci si rimette. Perciò soltanto qualche "pazzo", in senso buono, continua ancora a spendere perché ha il pallone nel sangue oppure per interesse politico, specie in piazze importanti come Acireale e Palazzolo".
Per concludere chiediamo a Fugazzotto un parere sulla emorragia della tante società calcistiche siciliane che hanno chiuso, o stanno per chiudere i battenti. "La crisi c'è e si tocca con mano. Non girano più i capitali di una volta, e ad investire sul calcio ci si rimette. Perciò soltanto qualche "pazzo", in senso buono, continua ancora a spendere perché ha il pallone nel sangue oppure per interesse politico, specie in piazze importanti come Acireale e Palazzolo".
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