Passata l'emozione dell'annuncio, avvenuto durante la presentazione della formazione tirrenica, Paolo Cannuni torna a mente fredda e tiene adesso a precisare che il suo sarà un addio non solo al calcio giocato, ma al calcio in assoluto: chi pensava, infatti, di rivederlo sui campi sotto altre vesti, ad esempio come allenatore o istruttore giovanile - un proposito quest'ultimo da lui espresso qualche anno fa, dovrà mettersi il cuore in pace: "Ho dato tanto, anche troppo - sottolinea il 41enne "bomber"-. Il Covid mi ha fatto riflettere parecchio, sembrerà strano ma in questi due anni il calcio non mi è mancato per niente e ho potuto concentrarmi su altre priorità. Sono arrivato alla conclusione che adesso m'interessa godermi in tutto e per tutto la mia famiglia a cui ho tolto troppo tempo così come ai miei hobby".
Neppure il figlio Cristiano, che a 7 anni è iscritto a una scuola calcio ereditando la passione di papà, lo convincerà a farsi rivedere sui rettangoli di calcio. "Lui è libero di compiere le sue scelte, io mi limiterò ad accompagnarlo ma senza seguire minimamente allenamenti e partite. Gli darò consigli solo qualora me li chiedesse. Praticare sport - , indipendentemente dal tipo di disciplina - non potrà che fargli bene dal punto di vista della salute, del fisico e della socializzazione, come hanno insegnato anche gli Europei di calcio e le Olimpiadi".
Paolo Cannuni si congeda con un unico rimpianto: "Non aver potuto ottenere con l'Aquila Bafìa, a causa della pandemia, la 10^ promozione della mia carriera. Purtroppo i due anni di blocco sportivo per il Covid non hanno bloccato l'avanzare dell'età. Nella vita sono 2 le cose che non puoi comprare: la dignità e il tempo. Io non vivo di ricordi e sono abituato a impegnarmi in tutti i campi della vita con la massima professionalità, mettendoci anima e corpo. Visto che nel calcio non posso più farlo, tanto vale uscire di scena adesso ma con l'orgoglio dei tanti attestati di stima raccolti dagli addetti ai lavori".
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